Il percorso di crescita nella produzione e i metodi di tutela. Graziani: «Il Consorzio permette di migliorare i risultati»
CATANZARO Mancano pochi giorni all’apertura della quarantesima edizione di Macfrut, la fiera internazionale dedicata all’ortofrutta in programma dal 3 al 5 maggio 2023 al Rimini Expo Centre e che quest’anno vede proprio nella Calabria la regione partner.
Un appuntamento che si annuncia già come particolarmente cruciale per comprendere le dinamiche del mercato ortofrutticolo nazionale ed internazionale: 1100 gli espositori in rappresentanza dell’intera filiera, +35% di area espositiva, 30% di operatori esteri con il raddoppio della presenza internazionale, 1500 i top buyer internazionali.
Un contesto, insomma, che rendere visibile il dinamismo e la consistenza di un settore all’interno del quale la Calabria interpreta un ruolo importante sia per la qualità ed unicità dei prodotti, sia – in alcuni casi – per le quantità prodotte.
È il caso delle clementine, produzione fortemente identitarie e con volumi produttivi che fanno della Calabria un player di mercato. Una realtà, quella delle clementine, che è stata capace di un percorso di crescita sostenuto innanzitutto dal marchio di Indicazione geografica protetta, certificazione a cui i produttori riferiscono correttamente un’importanza decisiva e dedicano grande attenzione come ci racconta l’imprenditore agrumicolo Francesco Graziani.
«Il passo iniziale del confezionamento dell’Igp è l’agrumeto selezionato in campagna e identificato come azienda agricola Igp. La partita di clementine viene raccolta, portata in magazzino, messa in un’area apposita dell’Igp e poi avviene la lavorazione tramite una linea di confezionamento».
«Le clementine – aggiunge Graziani – vengono lavate e asciugate, senza usare nessun tipo di prodotto, poi vanno in un calibratore che seleziona per colore, per dimensione, per diametro. Infine vengono confezionate in contenitori appositi per l’Igp riconoscibili attraverso il logo ed il marchio europeo. Questa è la tutela per il prodotto Igp con il consumatore che può stare assolutamente tranquillo. Essendo un prodotto certificato la tutela copre l’intera filiera, chi lo produce, chi lo lavora e chi lo consuma».
Per Graziani, dunque, il marchio Igp è stato il punto di svolta che ha determinato non solo la configurazione di una filiera certificata ma anche la propensione alla collaborazione tra produttori. «La nostra esperienza è quella dell’aggregazione, con colleghi ed operatori del settore abbiamo sempre di più un confronto per cercare di valorizzare e difendere un prodotto leader del territorio. In questo senso il Consorzio permette di stare insieme e di far sì che si possano avere risultati migliori rispetto all’affrontare il mercato da soli». (redazione@corrierecal.it)